Nonostante l’attenzione continua da parte della comunità internazionale, l’alcool rimane ancora oggi una delle cause principali di mortalità della popolazione: sono circa 6 milioni le persone che assumono sostanze alcoliche con modalità di consumo a rischio e non consapevoli.
In occasione dell’ultimo Alcohol Prevention Day, l’Istituto Superiore di Sanità ha messo in evidenza come sia continuo il cambiamento nel modello di consumo tradizionale dell’alcool, non più basato, quindi, sulla consuetudine di bere giornalmente durante i pasti. Sono invece sempre più frequenti attività come il binge-drinking[1], l’eye-balling[2] e il balconing[3] che mettono in luce un disagio soprattutto dei giovani, i quali continuano a non mostrarsi colpiti dalle numerose campagne di sensibilizzazione che evidenziano quali siano gli effetti dannosi e devastanti dell’abuso di alcool: tra questi la relazione che intercorre tra l’ alcol e la guida.
Il problema dell’alcol alla guida non viene misurato statisticamente, né a livello internazionale né nazionale, a causa delle difficoltà, anche di natura legale, della rilevazione stessa. Per questo, ancora oggi, esistono solamente stime sugli incidenti stradali alcool correlati.
La Commissione Europea, per il 2012, stima in 6.500 le vittime in Europa a causa della guida in stato di ebbrezza. In Italia, l’Istat dal 2009, a causa dell’esiguo numero di casi documentati, ha tolto la guida in stato di ebbrezza tra le cause accertate di incidentalità stradale; solo l’Istituto Superiore di Sanità fornisce una stima degli incidenti alcol correlati, che si attesta al 30% del totale dei sinistri con lesioni.
Per questo la Fondazione ANIA ha voluto effettuare un’indagine demoscopica per comprendere e studiare in maniera più approfondita un problema che, soprattutto tra i giovani, continua a rappresentare una delle principali cause di incidentalità stradale.
È stata commissionata ad Ipsos un’indagine online via web somministrando un questionario a 1.209 persone in età compresa tra i 14 e i 64 anni, ritenuto un campione rappresentativo della popolazione.
Dall’analisi dei dati emerge che la maggior parte delle cause degli incidenti stradali sia riconducibile a responsabilità umane (90%), piuttosto che a fattori ambientali o alle condizioni del veicolo. L’assunzione di sostanze stupefacenti e l’abuso di alcol sono tra i comportamenti ritenuti più rischiosi per coloro che si mettono alla guida (51%).
A prescindere dalla causa, è alta la percentuale di coloro che hanno avuto almeno un incidente nella vita: il 72% della popolazione ha ammesso di aver avuto un incidente, anche non grave; sono più coinvolti gli uomini delle donne e le persone che hanno un’età compresa tra i 35 e i 54 anni.
Il dato rilevante è che, tra quanti affermano di aver avuto un’incidente, l’11% ha ammesso di averlo avuto a causa dell’alcool, percentuale che sale al 26% se si fa riferimento ai guidatori tra i 14 e i 17 anni.
Coloro che hanno avuto un incidente a causa dell’alcol hanno un profilo socio-demografico e comportamentale ben definito sulla base del quale articolare una strategia mirata:
· sono prevalentemente uomini, più concentrati nella fascia di età dei 35-44enni, ma ce ne sono anche tra i 18-24enni;
· hanno un titolo di studio elevato (il 28% è laureato rispetto a una media nazionale del 16%);
· da un punto di vista occupazionale sono imprenditori/liberi professionisti (19%) ed impiegati (36%);
· sono persone mediamente più soddisfatte del loro tenore di vita (27%);
· da un punto di vista attitudinale e comportamentale, sono persone che si definiscono impulsive, che agiscono senza pensare alle conseguenze, inclini alla distrazione e molto propense al rischio; durante le serate in compagnia degli amici, più degli altri, cercano lo «sballo» e il divertimento estremo, perseguito anche bevendo fino ad ubriacarsi.
Una parte dell’indagine è dedicata alle modalità di consumo e all’atteggiamento che la popolazione, soprattutto quella giovanile, ha nei confronti dell’assunzione di alcool, soprattutto in riferimento a quelle abitudini tipiche dei paesi del Nord Europa, ma che si stanno diffondendo anche tra i giovani italiani: si fa riferimento alle già citate attività di binge drinking e di eye balling.
Il 21% degli intervistati ha ammesso di aver praticato il binge drinking: questa percentuale sale al 32% se si fa riferimento ai giovanissimi tra i 14 e i 17 anni e al 49% se si fa riferimento alla classe di età compresa tra i 18 e i 24 anni.
Ancora più particolare è il caso dell’eye balling, assumere cioè l’alcool direttamente dagli occhi: il 7% degli intervistati ammette di averlo fatto “qualche volta”; tale percentuale sale al 10% per i ragazzi compresi nella classe di età tra i 14 e i 17 anni e al 17% per quelli tra i 18 e i 24 anni.
La sensazione è che i 14-17enni siano i più disinibiti nel descrivere il proprio rapporto con l’alcol e i meno consapevoli dei rischi di taluni comportamenti scorretti alla guida.
Probabilmente sono controllati meno frequentemente da parte delle forze dell’ordine, in quanto guidatori di mezzi a due ruote, rimanendo così più ‘ignari’ delle norme e dei rischi che si possono correre se non le si rispettano. Questi fattori, unitamente alla diffusione di uno stile di consumo alcolico sempre più di tipo «anglosassone», pone una riflessione importante: i 14-17enni saranno gli automobilisti del futuro, se non vengono educati nell’immediato a uno stile di consumo alcolico responsabile possono diventare guidatori fortemente a rischio.
Un’altra sezione dell’indagine è stata dedicata alle soluzioni che i giovani adottano per evitare di mettersi alla guida dopo aver bevuto. Uno degli stratagemmi maggiormente utilizzato è quello del guidatore designato o “BOB”, ossia la persona nel gruppo che accetta di non bere alcolici in modo da guidare e riportare a casa gli altri. Questo espediente è conosciuto dal 50% dei guidatori e, in misura maggiore, da chi guida i mezzi a due ruote (14-17enni e 25-34enni), ed è adottato in particolare dai ragazzi tra i 18 i 24 anni (80%). Il 40% dei giovanissimi al di sotto dei 17 anni che hanno bevuto fino ad ubriacarsi, chiede anche l’aiuto dei più grandi facendosi venire a prendere, evitando così di mettersi alla guida.
Una parte dell’indagine ha riguardato anche la conoscenza delle norme del Codice della Strada e le possibili sanzioni che possono derivare dal mancato rispetto delle regole.
Il risultato che ne scaturisce mette in evidenza una situazione ancora più critica poiché, non solo i comportamenti adottati dai giovani continuano a essere sempre più orientati alla ricerca dello sballo più estremo, ma i giovani non conoscono le norme del Codice della strada e le sanzioni che possono derivare dal mancato rispetto delle regole.
L’indagine mette in evidenza per esempio, come in pochi sappiano che il limite alcolemico minimo consentito dalla legge è di 0,5 g/l: si tratta di meno di un terzo dei guidatori. Sono un po’ più consapevoli gli uomini delle donne (33% vs 25%), molto più i 18-24enni (50%) rispetto alle altre fasce di età. Tra i minorenni tale conoscenza, però, si riduce vertiginosamente al 15%.
Inoltre, il 36% degli italiani non è al corrente delle sanzioni derivanti dalla guida in stato di ebbrezza: solo il 24% conosce l’entità delle sanzioni pecuniarie, il 42% è a conoscenza della sospensione della patente, e solo al 22% degli intervistati è nota la perdita di 10 punti sulla patente. Tali percentuali scendono significativamente se si fa riferimento ai giovanissimi tra i 14 e i 17 anni: solo al 15% è nota la perdita dei punti sulla patente, il 19% è a conoscenza dell’entità delle sanzioni pecuniarie e il 33% sa della sospensione della patente.
Quindi, i 14-17enni, e in generale i più giovani, rappresentano un target sul quale bisogna soffermarsi:
- nonostante la giovane età, il 39% è stato coinvolto in qualche incidente e il 10% lo riconduce all’assunzione di alcol: questo significa che un quarto degli incidenti avvenuti tra i minorenni è legato all’alcol;
- tra i minorenni la conoscenza delle sanzioni per la guida in stato di ebrezza è inferiore rispetto al resto dei guidatori.
L’indagine demoscopica descritta, offre importanti spunti di riflessione per iniziative legate alla sensibilizzazione sulla guida in stato di ebbrezza. Non essendo presenti indagini statistiche aggiornate ed affidabili sugli incidenti alcool-correlati, quella di Ipsos diventa una fonte di informazione utile per tarare iniziative in grado di contrastare un problema di proporzioni devastanti.
[1] Il binge-drinking è una pratica che rappresenta una problematica psico-sociale emergente, definibile come il bere ripetutamente in modo compulsivo fino ad ubriacarsi.
[2] L’ eye-balling è una pratica che prevede di versare Vodka, Rum o Assenzio negli occhi allo scopo di far entrare l’alcol in circolo nel sangue in maniera più veloce e diretta.
[3] Il balconing è un'attività che consiste nel saltare da un balcone o da una finestra posti a un piano elevato direttamente all'interno di una piscina o di un altro balcone. Tale attività viene solitamente effettuata sotto l'effetto di alcool e droghe
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