Tecnologia ed innovazione: il prossimo orizzonte 2020
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Tecnologia ed innovazione: il prossimo orizzonte 2020

L’Unione Europea, in questi ultimi anni, ha riconosciuto importanza strategica fondamentale allo sviluppo tecnologico ed all’innovazione in senso trasversale, dall’impiego delle energie alternative, alla sostenibilità, dalla tutela dell’ambiente agli environmental issues in generale, dal miglioramento della qualità di vita e dei servizi per i cittadini comunitari ed i loro spostamenti anche transfrontalieri sino alla spinta propulsiva per rilanciare l’economia degli Stati membri e la creazione di nuovi posti di lavoro. Al riguardo, l’UE considera gli investimenti in Information and Comunication Tecnology-ICT, in particolare nelle reti a banda larga e ultra-larga, essenziali per una crescita economica intelligente, sostenibile e inclusiva in base alla strategia “Europa 2020” ed all’Agenda Digitale Europea. L’obiettivo è innanzitutto quello di favorire lo sviluppo di un’economia digitale continentale con contenuti e applicazioni forniti quasi interamente online promuovendo l’innovazione, la crescita economica, l’occupazione e migliorando i servizi a cittadini e imprese: assistenza sanitaria migliore, trasporti più sicuri, nuove possibilità di comunicazione e un accesso più agevole a beni e servizi transfrontalieri.
 

Crescita intelligente significa, specificatamente, migliorare le prestazioni dell'UE nei seguenti campi:

  • istruzione (incoraggiare le persone ad apprendere, studiare ed aggiornare le loro competenze);
  • ricerca/innovazione (creazione di nuovi prodotti/servizi in grado di stimolare la crescita e l'occupazione per affrontare le sfide della società);
  • società digitale (uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione).


Gli obiettivi dell'UE per la crescita intelligente riguardano:

  • livelli di investimento pubblico e privato pari al 3% del PIL dell'UE, nonché condizioni migliori per la R&S(ricerca e sviluppo) e l'innovazione;
  • tasso di occupazione per donne e uomini di età compresa tra 20 e 64 anni al 75% entro il 2020, da conseguire offrendo maggiori opportunità lavorative, in particolare a donne, giovani, lavoratori più anziani e meno qualificate e immigrati regolari;
  • migliori risultati scolastici riducendo gli abbandoni scolastici al di sotto del 10% e garantendo che almeno il 40% dei 30-34enni abbia un'istruzione universitaria (o equivalente);
     

L’'UE intende promuovere la crescita intelligente mediante tre iniziative prioritarie:

  1. creare un mercato unico del digitale basato su Internet ad alta e altissima velocità e su applicazioni interoperabili: entro il 2020: accesso per tutti a velocità di Internet nettamente superiori (30 Mbp o più) ed almeno il 50% delle famiglie europee con connessioni Internet di oltre 100 Mbp;
  2. indirizzare la politica in materia di R&S ed innovazione verso le principali sfide della società come i cambiamenti climatici, l'energia e l'uso efficiente delle risorse, la salute e l'evoluzione demografica;
  3. rafforzare tutti gli anelli della catena dell'innovazione, dalla ricerca alla commercializzazione di nuove idee/prodotti;
  4. aiutare gli studenti e apprendisti a studiare all'estero, attrezzare i giovani a competere sul mercato del lavoro, migliorare le prestazioni e l'attrattiva internazionale delle università europee, migliorare i livelli di istruzione e formazione.

Horizon 2020 è lo strumento finanziario di attuazione dell’Unione dell’Innovazione, volta a garantire la competitività globale dell’Europa, in particolare attraverso il finanziamento della ricerca in Europa per il periodo 2014 – 2020.
 

Il Programma si articola in tre pilastri:

  1. scienza eccellente attravesro il sostegno agli individui più talentuosi e creativi e le loro equipe di ricerca attraverso il Consiglio europeo della ricerca (ERC); il finanziamento della ricerca collaborativa per aprire nuovi e promettenti campi di ricerca e di innovazione mediante il sostegno alle tecnologie emergenti e future (FET); l’oiiferta ai ricercatori eccellenti opportunità di formazione e di carriera; la garanzia di infrastrutture di ricerca di livello mondiale accessibili a tutti i ricercatori;
  2. leadership industriale attraverso il consolidamento della leadership nelle tecnologie abilitanti e industriali (Key Enabling Technologies), fornendo un sostegno ad hoc all’ICT, alle nanotecnologie, ai materiali avanzati, alle biotecnologie, ai sistemi avanzati di fabbricazione e trattamento e alla ricerca spaziale; la promozione dell’accesso ai finanziamenti per ricerca e innovazione con capitale di rischio (Access to risk finance); il sostegno all’innovazione nelle PMI (SME instrument);
  3. sfide sociali attraverso la riunione di risorse e conoscenze provenienti da una molteplicità di settori, tecnologie e discipline per risolvere grandi sfide e cambiamenti che attraversano la società europea correlati a salute, cambiamenti demografici e benessere; sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima e bioeconomia; energia sicura, pulita ed efficiente; trasporti intelligenti, ecologici e integrati; azione per il clima, efficienza delle risorse e materie prime; società inclusive, innovative e sicure.
  4. Gli ostacoli principali che si frappongono alla realizzazione dello scopo descritto sono da rinvenire nella frammentazione dei mercati, nella insufficiente attività di ricerca e sviluppo, di interoperabilità e di investimenti, ai cyber risk, all’inadeguata alfabetizzazione informatica e all’incapacità di rispondere appieno alle esigenze della società civile.

Da segnalare, inoltre, per l’importanza che riveste a livello europeo e sempre nel contesto del valore dato dall’UE ad innovazione e tecnologia, lo Strategic Energy Technology Plan (SET-Plan), ossia il Piano Strategico Europeo orientato alla riduzione dei consumi energetici che rappresenta la proposta della Commissione Europea per un nuovo modello di innovazione che prevede una combinazione di strategie pubbliche e investimenti pubblici e privati. Il SET-Plan si propone, in particolare, di migliorare la coerenza tra i programmi pubblici, incentivando un approccio più organico all’insegna del partenariato pubblico-privato degli attori sociali. Infatti, l’UE piuttosto che stimare i costi del programma per i prossimi 10 anni da metter a bilancio preventivo, sta tentando di individuare i settori principali in cui l’Europa deve investire per favorire l’implementazione delle proprie politiche sulla riduzione del carbonio, ossia le European Industrial Initiatives (EII) e le Smart City. In particolare, tale ultimo progetto si propone di modernizzare le città, rendendo efficienti i loro edifici, le reti energetiche ed i sistemi di trasporto.

In tale contesto, la piattaforma costituita dalla CE con gli stakeholder delle smart city è un’aggregazione dei vari stakeholder (cittadini, amministratori pubblici, imprese e privati) per condividere proposte innovative, nuove tecnologie e buone pratiche.

Nella consapevolezza della  necessità per l’Unione Europea di cogliere tutte le opportunità di crescita offerte dalla modernizzazione, la Commissione Europea ha adottato nel giugno 2016 delle linee guida per assistere i consumatori, le imprese e le autorità pubbliche perché operino con fiducia nell’economia collaborativa, evidenziando l’importanza di tale modello per la crescita e l’occupazione nell’Unione europea e descrivendo i relativi benefici per la collettività che si traducono nell’accesso a nuovi servizi, in una offerta più ampia e a prezzi più bassi, in nuovi modelli imprenditoriali promuovendo nuove opportunità di occupazione, flessibilità e nuove fonti di reddito. A ciò si aggiunge un uso più efficiente delle risorse.

Per indicare i sistemi infrastrutturali e di mobilità intelligenti si utilizzano espressioni come smart mobility e smart city. Con tali locuzioni si intende quell’insieme di sistemi di logistica e trasporto che sono supportati ed integrati dall’ICT. In particolare, con smart mobility si fa riferimento ad un nuovo modello di mobilità che utilizza le nuove tecnologie per la sicurezza stradale ed integra le informazioni e le innovazioni a bordo del veicolo per aumentare l’efficienza dei trasporti.

Smart city non significa, beninteso, digital city, anche se in passato la tendenza era di far sostanzialmente coincidere le due espressioni. L’obiettivo della città intelligente non è la digitalizzazione la quale costituisce invece uno strumento efficace e duttile per migliorare molti aspetti della qualità di vita dei cittadini e promuovere la crescita economica del Paese.

L’approccio alla tematica delle smart city porta con sé indubbi elementi di difficoltà basti ad esempio pensare all’individuazione degli interventi da effettuare, al loro allineamento con il contesto economico e sociale della città e alla valutazione dell’impatto sulla collettività, senza considerare che i vari progetti, una volta ideati, devono poter essere effettivamente realizzati in quel determinato contesto urbano e sociale.

E’ possibile sostenere che una città può definirsi intelligente quando, secondo una visione strategica, integrata ed organica, impiegando gli strumenti dell’ICT per migliorare la vita dei propri cittadini, utilizza in tempo reale informazioni provenienti dai vari ambiti e sfrutta risorse sia tangibili (ad es. infrastrutture, energia e risorse naturali) sia intangibili (ad es. capitale umano, conoscenza), adattandosi di volta in volta alle necessità degli utenti in un’ottica di sviluppo sostenibile.

Il tema delle risorse necessarie al finanziamento dei vari progetti di città intelligenti è piuttosto delicato anche se appare imprescindibile fare qualche considerazione al riguardo. Il nodo centrale della questione è strettamente correlato a come individuare forme di ingaggio partenariale tra soggetti pubblici e privati che consentano ci per ovviare alle carenze di risorse pubbliche da investire per rendere intelligenti i nostri sistemi urbani.

Ruolo precipuo delle istituzioni è quello di standardizzare e abilitare, anche sul fronte normativo, un insieme di strumenti, ed in particolare quelli che sono noti come Social Impact Investment-SII, che rendano economicamente sostenibili le soluzioni da adottare.

Le Smart City prenderanno forma attraverso scelte politiche e di investimento di lungo periodo, dove la progettazione finanziaria di dettaglio di investimenti complessi dovrà fare tutt’uno con la visione tecnologica, in modo tale da ed entrambe queste devono rispondere coerentemente ad una visione sociale delle comunità che si intendono realizzare.

In questo contesto, l’Agenda Digitale Italiana (ADI), istituita il 1° marzo 2012, rappresenta il riferimento nazionale per rendere operative le indicazioni fornite dall’Agenda Digitale Europea innanzi summenzionata.

L’organo operativo dell’ADI è la Cabina di Regia, strutturata in sei gruppi di lavoro cui corrispondo- no sei differenti assi strategici: infrastrutture e sicurezza; eCommerce and eGovernment; Open Data; alfabetizzazione Informatica – Competenze Digitali; Ricerca e Innovazione; Smart Cities and Communities.

Il tema della mobilità, che è centrale nell’implementazione e nello sviluppo di una Smart city in quanto da essa dipende in larga parte una buona qualità di vita dei cittadini, è caratterizzato nel nostro Paese da una serie di problematiche. Si consideri, al riguardo, che in Italia il tasso di motorizzazione è uno dei più alti d’Europa, superando di circa il 30% quello della media europea; che il nostro sistema di trasporto ha costi elevati in termini di Pil (circa il 20%); che abbiamo un alto tasso di congestionamento nelle nostre città con tempi di percorrenza da un punto ad un altro piuttosto lunghi e che il sistema logistico è poco efficiente . In Italia, infine, il patrimonio artistico è come ben noto particolarmente ingente e la sua tutela deve essere tenuta presente ove si pensa alla modernizzazione e adeguamento alle esigenze di mobilità delle infrastrutture esistenti.

In linea generale possiamo dire che, quanto alla mobilità, è di fondamentale importanza poter fornire agli utenti un servizio completo ed integrato per avere a disposizione servizi pubblico-privati interoperabili ed in continuo coordinamento tra loro (ad es. parcheggio - car sharing- bike sharing-ricarica auto elettrica/treni - carpooling).


Tale obiettivo deve tenere conto di tutta una serie di aspetti che vanno dai vincoli normativi agli strumenti di finanziamento necessari al reperimento delle risorse, dagli ambiti di applicazione ai modelli di business dei vari settori merceologici – inclusi gli assicuratori – dalla razionalizzazione delle fonti economiche pubbliche all’individuazione delle azioni prioritarie di intervento, dalla promozione di progetti innovativi alla sostenibilità del sistema attraverso un dialogo costruttivo tra stakeholder.

Occorre creare una catena virtuosa del valore che consenta di dar vita a processi di innovazione sostenuti in primo luogo da una vision lungimirante delle Istituzioni. Gli assicuratori, che svolgono un ruolo in re ipsa di natura sociale, possono e devono essere coinvolti in tali processi in un sistema di level playing field dove si privilegi lo scambio di informazioni utili alla sperimentazione di nuove idee e di nuovi prodotti a sostegno della sostenibilità delle smart cities.


Dal punto di vista delle dotazioni finanziarie a livello comunitario, esistono varie tipologie di fondi come per esempio, oltre a quelli destinati allo sviluppo urbano, quelli di sostegno alle PMI o alla valorizzazione delle risorse umane in maniera singola o combinata. In proposito, l’auspicio è in particolare quello di un più razionale utilizzo dei fondi strutturali e del Fondo Sociale Europeo, rispetto a quanto avvenuto nelle precedenti programmazioni, evitando dispersione delle risorse disponibili.

Inoltre, è importante valorizzare nel modo giusto lo strumento del partenariato pubblico-privato ossia quelle iniziative dove la Pubblica Amministrazione assume il ruolo di committente, o meglio ancora di Project Manager, negoziando le migliori soluzioni con gli operatori privati che sono parte delle progettazioni in veste di appaltatori.

Profili interessanti riveste in questo contesto anche la modalità del c.d. crowdfunding, che consiste in un processo collettivo di finanziamento attraverso il quale più soggetti contribuiscono finanziariamente ed in misura diversa ad una iniziativa di cui divengono sostenitori. Rispetto al noto fundraising, questa tipologia si caratterizza per la partecipazione attiva, per la trasparenza, grazie allo per mezzo dello strumento utilizzato per la comunicazione, vale a dire ossia il web, e per la ricompensa che si riceve con la propria partecipazione. In tale modello, che si declina nelle varie forme di reward-based, equity-based, lending-based, donation-based, gli stakeholder sono i proprietari della piattaforma di raccolta fondi, i finanziatori, i proprietari del progetto e coloro che usufruiscono dei risultati raggiunti. La piattaforma agisce da intermediario raccogliendo le risorse e trattiene una quota del denaro raccolto come provvigione e, una volta raggiunto l’obiettivo prescelto i partecipanti/investitori, ottengono la propria ricompensa. Gli Stati Uniti d’America sono il leader in questa tipologia di finanziamento con oltre un centinaio di piattaforme ed il fenomeno è in forte crescita. Nel nostro Paese a tutto il 2013 sono stati avviati circa 9 mila progetti di cui il 28% con esito positivo. Il crowdfunding, essendo una raccolta dal basso che si basa sostanzialmente sulla consapevolezza del crowd ossia della folla può correttamente coinvolgere consapevolmente i cittadini sin dalle prime fasi del progetti testando al tempo stesso il mercato innescando un circolo virtuoso di innovazione sociale e co-creation.
 

Un ulteriore elemento sul quale riflettere, a nostro avviso, è quello di prevedere l’aggregazione degli appalti pubblici per ridurre le spese attraverso, ad esempio, l’utilizzo dello strumento dell’Accordo Quadro.

A parte la scelta sulla tipologia di investimento disponibile da utilizzare, il punto di partenza per qualsiasi iniziativa è la vision condivisa tra i vari stakeholder e la definizione di tracciando una chiara roadmap, con il contributo di enti di ricerca ed imprese, che coinvolga anche i cittadini che saranno poi i fruitori dei servizi implementati.

Inoltre, occorre avere ben chiaro, inoltre, che le tecnologie ad sole non sono sufficienti in se e per sé, ma accanto ad esse è necessario strutturare bene la governance degli interventi che rendano le nostre città effettivamente smart e non solo in fatto di mobilità.

 

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